“… il viaggio finisce a questa spiaggia / che tentano gli assidui e lenti flussi …”, scriveva Eugenio Montale.
Là dove c’erano le secche per le barche, oggi a Laigueglia ci sono le piazzette, dove il mare quasi accarezza le colorate case del borgo.
La prima percezione è quella della spiaggia che invade lo spazio urbano, come un monito a ricordare che questo era un borgo di pescatori, che sulla pesca, tradizionale o del corallo, ha fondato la sua fortuna, prima dell’avvento del turismo di massa.
Oggi vediamo segnali da cogliere, tracce da convertire in buone pratiche per conservare uno degli angoli più belli della Liguria di ponente.
C’è, ad esempio, quel piccolo santuario dei pescatori di corallo catalani, che da secoli scruta il mare dal promontorio di Capo Mele.
Ci sono gli ex voto di naviganti e pescatori, sparsi ovunque nelle piccole chiese e cappelle che stanno andando in rovina.
C’è il torrione che fu baluardo alle invasioni saracene, e ancora ricorda il terrore che correva sull’acqua.
Salendo la collina tra i pini marittimi, in un posto conosciuto a pochi, riposa il navigatore norvegese del Kon-Tiki: anche lui a sorvegliare l’ampia baia con il suo piccolo borgo, culla di antiche marinerie.
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