Se c’è una cosa che non manca a Villalago è l’acqua: quella che si scorge dalla bifora dell’eremo di Prato Cardoso, dove visse il monaco itinerante che fondò il borgo; l’acqua del lago di Scanno e del lago Pio; quella dei fiumi Sagittario – il Fluturnum dei romani – Giordano e Sega.
Tra invasi artificiali e rive dove si seppellivano i morti, le acque cercano un loro spazio scavando nella roccia.
Le gole del Sagittario s’incuneano nel mondo selvaggio che appartenne agli orsi e agli eremiti.
Villalago, centro geografico dell’alta valle, con le case del versante nord a picco sulle gole, se ne sta appartata guardando il lago San Domenico come un presepe che ha voglia di tornare a illuminarsi, dopo essere stato svuotato dall’emigrazione.
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