L’originale profilo, che a distanza svela una forma oblunga, evoca la visione di un bastimento.Nave di pietra, come ce ne sono altre nel Mezzogiorno, che qui, però, ha la compattezza granitica della fortezza.
Una volta entrati nel borgo di Civitella del Tronto, l’impianto urbanistico risalente al Medioevo mostra una fitta trama d’incroci, di rampe e di scale che talvolta lasciano scorgere il rincorrersi dei tetti sottostanti.Il travertino che indora le case, le chiese e i palazzi, ingentilisce l’aspetto arcigno di una città-fortezza concepita per la difesa a ritroso, strada dopo strada, sino agli inviolabili spalti del Forte.
Qui anche le case hanno feritoie, sono macchine da guerra disposte a schiera e addossate l’una all’altra per incoraggiarsi. Le molte chiese conferiscono al tutto un’aria spagnoleggiante, soprattutto nelle serate estive, nell’ora del tramonto che – come scrive D’Annunzio – “avvinazza la Majella”.
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